Vittorio Pica: l’incontro con l’opera di Henry de Groux e James Ensor

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(Dall’introduzione)
“Vittorio Pica è oggetto di una rivisitazione storica relativamente recente. Nonostante gli studi pionieristici di Lamberti e Picone Petrusa, solo negli ultimi dieci anni, in effetti, è stata messa in atto un’operazione di ricostruzione della sua figura di critico d’arte, attenta alla complessità e alla varietà dei suoi interessi e agli sviluppi nazionali ed internazionali della sua attività. Tuttavia, non sono stati fin qui indagati in maniera sistematica i riferimenti al Belgio, Paese che Pica visitò in più occasioni e con il quale intrattenne continui contatti per corrispondenza, sebbene sia stato già evidenziato come la produzione letteraria e artistica della piccola e vivace nazione costituisse un ambito di grande interesse per il critico italiano. Questo contributo propone una prima indagine del legame che Vittorio Pica ebbe con alcune coeve correnti artistiche belghe. Il critico si indirizzò in particolare verso artisti nei quali aveva intuito o presagito una nota di modernità, o solo di originalità. Curioso del grottesco, del macabro, del misterioso, interessato a una certa “opacità” delle arti visive, tipica di alcune opere simboliste, Pica trovò in Belgio molteplici diramazioni di ricerca verso le quali si dimostrò osservatore perspicace e disponibile, così come nelle strategie espositive e di sociabilités. (…) Grazie ai numerosi articoli ma anche ai cataloghi di vendita della sua collezione sappiamo dell’interesse che Pica aveva coltivato nei loro confronti, e in particolare di artisti come Ensor e Henry de groux (1866-1930), sui quali ritengo valga la pena soffermarsi in questo studio, modellato quasi esclusivamente sugli scritti pubblicati dal critico napoletano e su altre fonti indirette.”

pdf disponibile su richiesta.

Laura Fanti, “Vittorio Pica: l’incontro con l’opera di Henry de Groux e James Ensor”, in “L’officina internazionale di Vittorio Pica. Arte moderna e critica d’artein Italia (1880-1930)”, a cura di Davide Lacagnina, Palermo, Torri del Vento 2017.