Rubens e van Dyck: il sublime sussurato e concitato

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Peter Paul Rubens (1577-1640) emerge da un’esposizione recente a Bruxelles[1] come il “Quentin Tarantino dell’epoca”. Affermazione che potrebbe stupire chi considera la sua produzione, di soggetti sacri quanto profani, come una ricerca spasmodica di bellezza e di armonia, avvolta dalla sensualità e dall’esuberanza del colore e delle forme. Ma egli non è solo il pittore della bellezza femminile e il massimo esponente della pittura tra Controriforma e Barocco (…)

Sembra che l’artista provasse piacere nel ritrarre animali e lo studio di questi dipinti nei quali esalta fortemente la sensorialità, probabilmente in base alla teorie filosofiche empiriste tipiche dell’epoca, è tutto da approfondire.

Laura Fanti

(estratto del testo pubblicato nel catalogo della mostra Sacro e profano. Capolavori a Viterbo tra il Quattrocento e il Settecento, a cura di Andrea Alessi, Viterbo, Palazzo dei Priori e Chiesa di San Silvestro, 23/12/2014- 31/01/2015, GBE, Roma 2014)

Per ordinare il catalogo: http://www.gbeditoria.it

[1] Sensation et sensualité, Rubens et son héritage, Bozar, Bruxelles, 25/09/2014-04/01/2015.